Venezia è una città costruita contro ogni logica. Una città senza fondamenta solide, costruita su un’idea. Un’idea così folle da riuscire: fare di una palude salmastra la città regina del Mondo.
Quando le prime famiglie scapparono dalle invasioni barbariche, non trovarono una terra ospitale. Trovarono acqua, fango, e piccole isole sabbiose circondate da canneti. Ma non avevano scelta. Così decisero di restare e di costruire le loro case.
Una città piantata nel fango
Come si costruisce in un posto dove la terra affonda sotto i piedi?
La risposta è semplice e geniale: si conficcano pali nel terreno, migliaia, milioni di pali.
Ogni casa, chiesa, ponte di Venezia poggia su una selva di pali di legno, infissi nel substrato della laguna fino a raggiungere uno strato di argilla più compatta e stabile. Sopra i pali veniva stesa una piattaforma di tavole, e sopra ancora uno strato di pietra d’Istria, resistente all’acqua salmastra e al tempo. È così che nasce il “basamento veneziano”, una tecnologia ardita che sfida la gravità e il buon senso. Qual’ è il segreto? Il legno non marcisce. Sott’acqua, privo di ossigeno, si pietrifica lentamente. Diventa durissimo, come un fossile. È proprio grazie a questa intuizione che Venezia ha retto per secoli alle onde, alle maree e al tempo.

I pali della Serenissima
Da dove venivano tutti questi pali?
Li fornivano in gran parte le foreste del Cadore, del Montello, dei Colli Euganei e dall’Altopiano di Asiago. Faggi, larici, querce, ma soprattutto l’olmo e l’ontano nero, robusti e resistenti all’umidità.
Intere zattere di tronchi scendevano lungo il Piave e il Brenta fino alla laguna, (vedi articolo Calà del Sasso) dove venivano lavorati e conficcati con pazienza millimetrica. Era un lavoro durissimo: prima si scavava nel fango, poi si piantavano i pali uno per uno, con la forza delle braccia e l’ausilio di semplici macchine manuali. A volte ci volevano centinaia di pali per sostenere una sola casa.
Il legame tra Venezia e i suoi boschi era così importante che la Repubblica li proteggeva con leggi severissime: disboscare senza permesso era un crimine. Senza alberi, niente città, senza pali, niente futuro.
L’illusione più solida della storia
Camminare oggi per Venezia è come camminare sull’acqua. Ma sotto ogni passo ci sono radici invisibili, fatte di legno, pietra, sudore e ingegno. Ogni ponte è un atto di sfida. Ogni palazzo un trionfo sull’instabilità.
Non c’è nessun’altra città al mondo così.
E forse è per questo che Venezia emoziona più delle altre: perché non dovrebbe esistere. E invece, è ancora lì. Galleggia, vive, resiste. Come ha sempre fatto.